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Come possono essere definite correttamente l’aderenza e la persistenza terapeutica?

In generale, l’aderenza ad un trattamento medico può essere definita come il grado di effettiva coincidenza tra il comportamento del paziente e le prescrizioni terapeutiche ricevute dalle figure professionali sanitarie che gli forniscono assistenza. A differenza del termine “compliance”, che suggerisce una situazione in cui il paziente mette in atto passivamente le direttive impartite dal Medico, il termine “aderenza” sottolinea la partecipazione attiva del paziente al progetto terapeutico, con lo stabilirsi di un rapporto di “alleanza” tra assistito e Medico.

Per quanto riguarda la persistenza, essa può essere definita come il tempo intercorso fra l’inizio e la sospensione della terapia. La persistenza può venire riportata come “variabile continua”, venendo espressa come numero di giorni per i quali la terapia prescritta è stata disponibile al paziente e presumibilmente da lui assunta; in alternativa, la persistenza può essere riportata come “variabile dicotomica”, classificando quindi i pazienti in “persistenti” e “non persistenti” alla fine di un periodo di tempo prestabilito (in genere alcuni mesi).1,2